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Il Presidente dell’Upi Emilia Romagna sulle Province

Dall'Acqua"Basta con le polemiche, rispettate la Costituzione"

News    14/04/2008

Pubblichiamo di segutio il testo della lettera che il Presidente dell’Upi e Presidente della Provincia di Ferrara, Pier Giorgio Dall’Acqua, ha inviato al Presidente Melilli, agli altri Presidenti di Provincia e alla stampa, contro la polemica sul ruolo delle Province.

In allegato, l’articolo pubblicato su “Il Resto del Carlino“.

“Cari Colleghi,

il clima di sciacallaggio nei confronti delle Province, voluto prevalentemente da Confindustria, e portato avanti da organi di informazione e alcune forze politiche, sta penetrando nella mente dei cittadini abituandoli all’idea che la Provincia sia, nel complesso di tutta la Pubblica Amministrazione italiana, il più rilevante Ente inutile da abrogare, traendone immediato vantaggio per il Paese.

 A pochi giorni dalle celebrazioni del Centenario dell’UPI nell’aula del Senato e dalle belle e incoraggianti parole del Presidente Franco Marini e del Ministro Giuliano Amato, sono intollerabili le ulteriori recenti posizioni, che riferiscono di una “ricerca” effettuata dall’istituto EURISPES, guidato dal Prof. Gian Maria Fara, favorevole all’abolizione delle Province.

 Pur conoscendo sommariamente le basi della ricerca siamo certi di poter affermare che si tratta di elaborazioni finalizzate a demolire l’autorevolezza e l’utilità delle Province a “prescindere” dai dati ufficiali dei conti consuntivi, dalle funzioni fondamentali svolte ai sensi della Costituzione e del Testo Unico sugli Enti locali, nonchè a quelle effettuate per conto delle Regioni.

 È necessario opporsi a queste azioni denigratorie facendo sentire la nostra voce e quella delle maggiori Istituzioni di Governo del Paese per riaffermare il ruolo insostituibile delle Province nella organizzazione efficace ed efficiente della Pubblica Amministrazione in area vasta.

 Il dettato costituzionale non può e non deve essere aggirato; la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.

 Troppo si è concesso ai così detti altri Enti Locali, privi di elezione diretta (Comunità Montane, Circondari e Unioni di Comuni) e troppo si è concesso ai così detti “Enti Strumentali” di Comuni, Province e Regioni (Agenzie d’Ambito dei servizi pubblici locali, Autorità di Bacino, Distretti, Consorzi, Istituzioni, Società di scopo), i cui poteri operativi hanno prevalso su quelli di programmazione, regolazione e controllo che spettano agli Enti Locali elettivi.

 Il costo della politica nelle Province (Presidenti, Assessori e Consiglieri) è in Italia lo 0,7% della loro spesa; cioè 2 euro per abitante all’anno (in Emilia-Romagna di 1,8 euro).

 Il personale incide (nella media nazionale) per il 27,1% della spesa corrente (in Emilia-Romagna il 24%).

 Dei 15,6 miliardi/euro di spesa totale delle Province italiane, vengono destinati ai servizi, agli ammortamenti, alle manutenzioni e allo sviluppo ben 13,3 miliardi (85%).

 Le funzioni amministrative svolte dalle Province riguardano, in sintesi: agricoltura, ambiente, attività produttive, formazione, istruzione e lavoro, edilizia scolastica, lavori pubblici, pianificazione territoriale, infrastrutture e reti telematiche, protezione civile, turismo e beni culturali, politiche europee e cooperazione decentrata, politiche sociali e sanitarie ed altre funzioni proprie legate alle specificità del territorio.

 Lasciando a parte le ipotesi di risparmio “calcolate” da EURISPES, nel caso di abolizione delle Province (10,6 miliardi/euro per le casse dello Stato, che per di più trasferisce alle Province meno dell’1% del totale delle loro entrate), le Province stesse, per poter esercitare le funzioni sopra indicate hanno dovuto conseguire una autonomia finanziaria pari al 57,7% della loro spesa.

 Ma ancora più ridicolo è il pensare che la Regione o i Comuni (come alcuni ritengono) possano svolgere, adeguatamente, oltre alle funzioni proprie, anche quelle di competenza delle Province, quando di fatto e di diritto, sempre nel rispetto della Costituzione, in tutto il Paese è il contrario: sono le Province ad esercitare molte delle funzioni amministrative spettanti alle Regioni e sono le Province a promuovere e supportare le attività a rete dei numerosissimi piccoli e medi Comuni del territorio.

Le Province italiane sono notoriamente radicate nella storia, nella società e nella cultura del Paese e male hanno fatto quelle leggi che hanno sostenuto tensioni localistiche verso la proliferazione di piccole e inutili Province, contribuendo così ad alimentare il dibattito sulla abolizione delle stesse.

Siamo convinti sostenitori di un cammino di riforme, purtroppo interrotto, che porti a semplificare, differenziare e adeguare, secondo il principio di sussidiarietà, le funzioni e i compiti dei Comuni, delle Province e anche delle Città Metropolitane.

Siamo altrettanto convinti della abolizione della Provincia e dei Comuni laddove venga istituita la Città Metropolitana, così come siamo sostenitori della ricomposizione in aree più vaste delle Province inadeguate per territorio, popolazione e tessuto economico e sociale.

Caro Melilli, è ora di dire basta a posizioni gratuite e prezzolate e pretendere, non certo dagli organi di informazione, la cui libertà di opinione non è certo in discussione, ma dal Governo in carica, dalle Regioni e dai Comuni, dalle forze politiche ora impegnate nella campagna elettorale, posizioni responsabili, ad alta voce, rispettose della costituzione e del ruolo tradizionalmente svolto dalle Province nel Paese a partire dall’unità d’Italia e dagli immediati dopoguerra del primo e secondo conflitto mondiale.

Lo sviluppo del Paese nei migliori anni passati ha visto le Province protagoniste e oggi può essere altrettanto per accompagnare, mediante sinergie con la Camera di Commercio, una  economia spinta verso la competizione globale.

Cerchiamo insieme, prima che sia troppo tardi, forme di pronunciamento e di comunicazione positiva, muovendoci coerentemente in ambito nazionale e locale anche cercando intese con la Conferenza delle Regioni.

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Redattore: Barbara Perluigi
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