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INFRASTRUTTURE: IL PATTO BLOCCA GLI APPALTI

Castiglione "Serve un piano per le rilanciare le piccole opere"

Sviluppo Economico    23/03/2010

“L’allarme lanciato oggi dal Vicepresidente di Confindustria, Trevisani, non fa che confermare quanto le Province ormai da un anno sostengono: i vincoli imposti dal patto di stabilità interno a Province e Comuni e la norma prevista dal decreto anticrisi – che obbliga ad accertare preventivamente che il programma dei pagamenti che comportino impegni di spesa sia compatibile con i relativi stanziamenti di bilancio e con le regole di finanza pubblica – hanno determinato il blocco degli appalti degli Enti locali e hanno messo in crisi il sistema delle piccole e medie imprese. Per questo serve un piano per rilanciare le piccole opere pubbliche, che consenta al Paese di uscire dalla crisi e rilanciare l’occupazione “.
Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, commentando l’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Il Sole 24 Ore al Vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani. “Il Cresme – ricorda il Presidente Castiglione – nei giorni scorsi ha diffuso uno studio che parla di una contrazione del 30% per il 2009 degli appalti di importo inferiore ad 1 milione di euro, che nel primo bimestre 2010 è scesa di un ulteriore 30%. Sono dati allarmanti, che descrivono una emergenza che le Province hanno da tempo portato all’attenzione di Governo e Parlamento, chiedendo interventi per liberare risorse, a partire dalla modifica del Patto di Stabilità interno. Se si consentisse alle Province di escludere dal patto le risorse necessarie per pagare gli stati di avanzamento dei lavori, potremmo immettere sul territorio quasi 1,6 miliardi di euro. Inoltre le Province, secondo le nostre rilevazioni, sono in grado cantierare nel giro di pochi mesi oltre 3,6 miliardi di investimenti sul territorio: 2,8 miliardi per strade e viabilità, oltre 400 milioni per gli edifici scolastici, 148 milioni per opere idrauliche e difesa del suolo, e quasi 300 milioni per interventi sugli edifici di proprietà ed altri settori di competenza, come ad esempio l’ambiente”.
Ma non è solo una questione economica che deve spingerci a liberare risorse per le infrastrutture – sottolinea il Presidente dell’Upi. Se il Paese, infatti, non da il via ad un grande piano delle piccole opere pubbliche, che consenta, prima di tutto, di mettere in sicurezza le strade e le scuole, e di intervenire sui territori in dissesto idrogeologico, corriamo il rischio di una vera e propria emergenza sociale.
Credo – conclude il Presidente – che sia necessario che istituzioni dal un lato e forze economiche e sociali dall’altro lavorino a definire un grande accordo tra tutti i livelli istituzionali per trovare insieme soluzioni adeguate a raggiungere l’obiettivo. Un appello che noi lanciamo anche a Confindustria, perché ritorni a parlare con le Province delle vere emergenze del Paese”.



Redattore: Barbara Perluigi
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