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La relazione sulle attività dell’Upi 2003-04

La relazione sulle attività dell'Upi 2003-04

News    5/03/2004

                                     Relazione del Presidente Lorenzo Ria

                               Consiglio direttivo Upi – Roma, 4 marzo 2004
 
Colleghi Presidenti, colleghi componenti il Consiglio Direttivo dell’Unione,
l’approvazione del bilancio consuntivo 2003 e del bilancio di previsione dell’anno in corso, che è l’ultimo anno del nostro quinquennio, appare l’occasione opportuna per rappresentare complessivamente, anche attraverso alcuni indicatori relativi all’attività istituzionale svolta dagli organi associativi, l’impegno posto in essere nell’anno appena chiuso.
Sei sedute di Consiglio Direttivo in un anno indicano un altissimo livello di confronto, dibattito e partecipazione associativa, che non si è limitata alla semplice informazione dell’attività svolta dall’Ufficio di Presidenza, ma ha contribuito in forme profonde e puntuali alla determinazione delle politiche e delle scelte associative.
 L’attività degli organi istituzionali, arricchita da un intenso lavoro istruttorio posto in essere dalle commissioni di lavoro si è conclusa, come di consueto, con l’Assemblea generale dello scorso dicembre, che ha affrontato i temi e i nodi del complesso dibattito politico-istituzionale in atto oltre che  la complessa vicenda finanziaria del sistema Paese e, in esso, delle autonomie locali.
Merito fondamentale dell’ultima Assemblea generale  è stato il saper rappresentare, in un momento di appannamento dell’ispirazione autonomista della Repubblica, una nuova idea, un nuovo modello di Provincia: un modello centrato su misura delle esigenze dei cittadini che alla Provincia richiedono sviluppo e sicurezza.
Riconosciamo tutti di aver dovuto fronteggiare, nel 2003, una situazione complessa. Negli anni precedenti, i risultati ottenuti dalle province sul versante costituzionale oltre che in tema di decentramento delle funzioni amministrative erano il frutto di una strategia unitaria, tessuta dal Governo con l’insieme delle autonomie territoriali prevalentemente nell’ambito delle conferenze.
Oggi è venuta meno la centralità delle conferenze quali sedi di raccordo tra i diversi livelli di governo riconosciuti dalla Costituzione. La stessa conferenza unificata è stata spesso ignorata, persino relativamente a scelte strategiche concernenti ambiti di interesse primario per le autonomie locali.
Anche in ambito regionale, dopo l’approvazione della riforma costituzionale del 2001, il rapporto con le regioni è diventato episodico. Non è un caso che anche sul fronte dei nuovi statuti regionali e dell’istituzione dei consigli regionali delle autonomie locali siamo ancora al punto di partenza. Le regioni non hanno colto quest’opportunità per costituire un asse di collaborazione strategica, partecipativa ed operativa, con le autonomie locali.
Oggi avvertiamo, perciò, un profonda contraddizione tra le esigenze di attuazione della riforma costituzionale del 2001 e le esigenze di una sua complessiva revisione. L’approvazione della cd. legge La Loggia (L. 131/03), infatti, è stata contestuale ad una discussione sul completamento della riforma della Costituzione, caratterizzata da un forte confronto politico ma impermeabile al confronto istituzionale  tra governo e autonomie territoriali.
In questa contraddizione, anche i punti di più forte intesa tra regioni ed autonomie locali – mi riferisco all’avvio del federalismo fiscale e all’integrazione della commissione bicamerale per le questioni regionali con rappresentanti delle autonomie territoriali – sono rimasti al palo, senza nessuna disciplina, neppure in fase di proposta.
La legge La Loggia ha prodotto, senza dubbi, risultati importanti ed auspicati. Per i Comuni, le Province e le Città metropolitane si è aperta concretamente la prospettiva dell’individuazione delle funzioni fondamentali. E’ in corso, inoltre, l’adeguamento delle disposizioni di legge sugli enti locali al titolo V, riformato, della Costituzione, con la previsione di una delega che il Ministro dell’Interno sta provando ad attuare anche attraverso il rapporto con le associazioni delle autonomie locali.
Anche su questo fronte, però, al di là delle legittime aspettative, vi sono problemi aperti. Con l’avvio delle attività di attuazione della delega si è incrinato, infatti, il rapporto UPI – l’Anci, soprattutto sulla disciplina delle città metropolitane. Un ampliamento del fronte delle differenziazioni, o, peggio, l’eventuale difficoltà di far sintesi su tutti gli altri temi sui quali abbiamo valutazioni ed interessi comuni, rischiano di alleggerire il nostro contributo nella scrittura delle norme di attuazione della legge delega e di appesantire l’evoluzione dell’ordinamento in senso autonomista.
La situazione che ho appena descritto ci pone il dovere di individuare un percorso coerente di attività associativa, per i prossimi mesi. Un percorso funzionale a ricucire il rapporto unitario con ANCI, ma anche funzionale a definire posizioni sostenibili per le Province sui temi
– dell’individuazione delle nostre funzioni fondamentali;
– della revisione in senso autonomista del T.U. degli enti locali;
– della disciplina delle città metropolitane. Su questo punto l’Ufficio di Presidenza ha approvato una proposta che, già nelle prossime settimane, intende sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica e degli interlocutori istituzionali.
Anche sul versante finanziario l’UPI ha svolto, nel 2003, un’attività impegnativa.
Come naturale, in occasione della predisposizione del Dpef, abbiamo formulato le nostre osservazioni relative ai contenuti del documento. Quanto al metodo, abbiamo rilevato il mancato rispetto dell’intesa interistituzionale siglata con il governo nel 2002, che prevede l’elaborazione congiunta delle linee del Dpef concernenti la finanza locale. Relativamente al merito, abbiamo rilevato il mancato avvio del processo di federalismo fiscale. in attuazione dell’art. 119 della Costituzione.
Più in particolare, abbiamo sottolineato l’esigenza di porre attenzione alle politiche della sicurezza – sicurezza dei territori, delle scuole e delle strade – per sottolineare l’importanza dei settori di intervento propri delle Province e, insieme, la necessità di prevedere risorse ed investimenti specifici per tali settori.
Punto cardine delle nostre proposte, soprattutto in vista della predisposizione della legge finanziaria 2004, sono state le regole del patto di stabilità. Preliminarmente abbiamo richiesto la “riunificazione” del comparto sotto un unico sistema di regole. In secondo luogo abbiamo chiesto la quantificazione, a livello macroeconomico, dell’apporto di tutti i comparti della pubblica amministrazione al contenimento dell’indebitamento pubblico e al mantenimento dei saldi finanziari convenuti, in modo da consentire un’equa ripartizione del peso del patto di stabilità, considerando il saldo finanziario come obiettivo unico per gli enti locali.
La nostra proposta tendeva, da un lato, a valorizzare il più possibile l’autonomia organizzativa e finanziaria delle province e, dall’altro, a garantire un maggiore equilibrio tra i vari comparti della pubblica amministrazione.
Anche questo fronte di interlocuzione con il governo, però, non ha portato a nulla, nel senso che non ha affatto inciso sul testo finale della legge finanziaria 2004.
Contemporaneamente venivano affrontate con il Ministero del Tesoro questioni puntuali, quali il rimborso degli ecoincentivi 2002 e 2003; la compartecipazione all’imposta Rca e l’addizionale provinciale sui consumi di energia elettrica. Su questo specifico punto, che vede sostanziali cali di entrata per molte province, si è reso necessario richiedere un incontro con il sottosegretario Vegas per individuare i soggetti erogatori e grossisti di energia elettrica cui notificare l’aliquota di addizionale.
E ancora, attendiamo risposte dal governo sul tema dei maggiori oneri relativi all’applicazione della tornata contrattuale 2002-2003, esclusi dal calcolo del disavanzo ai fini del patto di stabilità. Su tale questione, insieme con l’ANCI, abbiamo rappresentato al governo che i maggiori oneri non corrispondono allo 0.99% bensì al 5,66%.
In linea generale, il nostro piano di lavoro per il 2004 tende a dimostrare al governo l’insostenibilità di un sistema di autonomia finanziaria ancora largamente derivata e non in linea con l’ordinamento costituzionale.
Un altro aspetto dell’attività associativa che mi preme sottolineare attiene al rapporto attivato tra Province e Unione Europea. Partite da uno scarso interesse e talvolta da una scarsa conoscenza dell’Europa, le Province hanno oggi acquisito, in larga maggioranza, l’importanza di star dentro un processo di circolazione di idee, di buone pratiche, di modelli innovativi, di azione competitiva nell’utilizzo delle risorse europee e di diretta partecipazione alla costruzione di azioni avanzate e di iniziative pilota.
Un grande passo, su questo terreno, è stata la ratifica del protocollo UPI-TECLA-Formez, siglato con l’intendimento di fornire alle Province un concreto supporto in merito alle politiche, ai programmi e alle iniziative comunitarie, con particolare attenzione alla capacità di progettazione in ambito comunitario e internazionale, attraverso azioni di formazione, sensibilizzazione, consulenza,  e informazione.
Funzionale all’ottimizzazione delle risorse umane, tecnologiche, organizzative e finanziarie delle province è anche il progetto “Programma Uffici Europa Formez-Upi: sostegno alla qualificazione degli assetti organizzativi e tecnico professionali”. Questo progetto verrà presentato in anteprima a Rimini, il 25 marzo prossimo, nell’ambito del Salone delle Autonomie Locali Euro-pa, alla presenza dei ministri della Funzione pubblica e delle Politiche Comunitarie, e, tecnicamente, nel prossimo giugno, a Bruxelles, in concomitanza con la riunione plenaria del Comitato delle Regioni. In quella circostanza proporremo al Formez di dar vita ad un nuovo progetto comune per il 2004, attinente alla formazione del personale degli Uffici Europa delle Province in conformità alle esigenze rilevate e agli obiettivi che fisseremo.
Si riflette, poi, sull’opportunità di realizzare una struttura Upi a Bruxelles, che metta le nostre Province in contatto diretto con le istituzioni comunitarie.
Per quel che riguarda gli specifici settori di attività, mi preme sottolineare l’attività svolta dall’UPI in tema di ambiente e territorio. E’ proseguita, nel 2003, l’attuazione della seconda convenzione siglata con l’Osservatorio Nazionale Rifiuti, volta al completamento della Rete Nazionale degli Osservatori Provinciali sui Rifiuti.
Nell’ottobre 2003 si è svolta la IV Conferenza degli Osservatori Provinciali e questo pomeriggio ci sarà un’ulteriore importante iniziativa sugli accordi di programma in materia di rifiuti. Ricordo, a tale proposito, gli accordi che l’UPI ha stipulato con il Cobat per il recupero delle batterie al piombo esauste e l’accordo con l’Anpar per una corretta gestione dei residui da costruzione e demolizione. Altri accordi specializzati seguiranno a breve, anche a dimostrare la centralità che, per le province, hanno le politiche di sostenibilità ambientale.
Allo stesso tempo, sulla scia di un’attività che ci ha visti impegnati con l’Enea e il Comitato Italiano Ecolabel-Ecoaudit, abbiamo organizzato a Potenza, nel luglio scorso, un convegno che ha messo in luce le positive esperienze delle province in tema di certificazione ambientale. Infine, grazie alla collaborazione del Ministero dell’Ambiente, sono in via di predisposizione dei corsi di formazione per operatori dei centri cartografici relativi alle procedure di valutazione di impatto ambientale.
Il lavoro, inoltre, è stato, nel 2003, uno dei terreni più significativi della nostra attività, anche per la concomitante approvazione della legge delega in materia di occupazione e mercato del lavoro (L. n.30/2003) e del decreto legislativo n. 276/2003 che da attuazione a tale legge.
Su questo terreno, il coordinamento degli assessori al lavoro, guidato dall’assessore della provincia di Bologna Donata Lenzi, ha prodotto non solo il convegno sul tema “Territorio e Lavoro. La Provincia come dimensione ottimale per il governo del mercato del lavoro”, né semplicemente la “Giornata dei consigli provinciali per il lavoro”, cui hanno aderito la quasi totalità delle Province,  ma ha anche animato una serie di posizioni originali dell’UPI che ha avuto importanti riscontri nella normativa successivamente approvata.
Un’azione analoga, da sviluppare ulteriormente, sino a che non arriveranno i risultati che attendiamo, è stata avviata:
– dal coordinamento degli assessori all’istruzione a seguito dell’emanazione della legge 28 marzo 2003, n.53, di “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”;
– dal coordinamento degli assessori alle politiche sociali, che ha predisposto l’importante documento relativo al ruolo delle Province nella riforma del welfare ed ha avviato un primo confronto sui livelli essenziali delle prestazioni sociali;
– dal coordinamento degli assessori allo sport. La I Conferenza delle Province italiane sullo sport del febbraio 2003 è stata l’occasione per un rendiconto delle esperienze più significative realizzate dalle Province in questo settore e per avviare un confronto con il mondo sportivo;
– dal coordinamento degli assessori provinciali al turismo, che da vita a un  permanente collegamento con la Consulta dei Comuni turistici dell’ANCI e rappresenta l’UPI nelle varie sedi tecnico-istituzionali. Proprio dagli assessori al turismo è stato ribadito il ruolo delle Province, enti di governo di area vasta, nella promozione dei Sistemi Turistici Locali.
E’ comunque opportuno rilevare che, alla luce del nuovo quadro costituzionale che assegna alle regioni competenza esclusiva in materia di turismo, è conseguita una legislazione regionale di settore decisamente eterogenea, evidenziata dalla ricerca che abbiamo attuato in collaborazione con l’Associazione Mecenate 90 su “La legislazione delle Regioni e i Sistemi Turistici Locali”.
Proprio tale eterogeneità normativa ci ha indotti a promuovere a Venezia, l’1 e 2 aprile prossimi, la conferenza nazionale delle province sul turismo, in cui ci confronteremo con governo, regioni, comuni e con gli operatori privati, per ribadire il nostro ruolo strategico nel settore.
Le attività politico-istituzionali che hanno segnato la vita associativa nel corso del 2003 sono state accompagnate da un forte impegno nel campo della comunicazione, con il rilancio della comunicazione istituzionale e politica dell’associazione verso l’esterno e verso gli associati.
Per quanto riguarda la comunicazione interna, sono stati consolidati e potenziati gli strumenti di cui eravamo già dotati: dalla rivista bimestrale, al notiziario UPI, al sito internet.
Il notiziario si è dapprima consolidato nelle uscite, riuscendo a produrre 16 edizioni nell’arco dell’anno, che hanno seguito, accompagnato e illustrato le attività dell’Associazione e delle Province.
Con l’inizio del 2004, poi, questo strumento editoriale è stato ripensato nel format, nella grafica e nella distribuzione. Sono aumentate le pagine; si è definita la pubblicazione a colori; lo spazio delle news dalle Province è diventato rubrica fissa; sono state confermate le due pagine di informazione sull’agenda dei lavori parlamentari e sulle pubblicazioni della Gazzetta Ufficiale. Il problema dei ritardi di spedizione postale sono stati superati e risolti dalla pubblicazione on line del Notiziario, che è ormai uno strumento a disposizione degli utenti in tempo reale.
Il nostro sito telematico è stato completamente ripensato e trasformato in un portale interattivo di news, che raccoglie contenuti dell’associazione e delle Province.
Per quel che riguarda la comunicazione esterna, siamo riusciti a consolidare il nostro posizionamento sui notiziari delle Agenzie di Stampa, che ormai ci considerano interlocutori  indispensabili.
Anche le testate giornalistiche nazionali dimostrano attenzione all’attività dell’associazione, riportandone le posizioni, soprattutto sui temi di fondamentale interesse della legge finanziaria e della riforma costituzionale.
Le tv nazionali, pubbliche e private, non trascurano gli appuntamenti importanti dell’associazione, non solo per la sua assemblea generale, ma anche per convegni e iniziative più specifiche.
Il 2004 è l’anno della tornata elettorale amministrativa generale e, quindi, del rinnovo di tutti gli organi associativi.
L’Assemblea Generale congressuale si terrà, a norma di statuto, entro sei mesi dalla tornata elettorale, dopo le Assemblee Congressuali delle Unioni regionali, presumibilmente, quindi, tra il 20 novembre e il 10 dicembre. Tutti gli organi associativi, a norma di Statuto, decadranno con le elezioni, fatta eccezione per l’Ufficio di Presidenza, che resta in carica fino al congresso che nominerà i nuovi organi.
In una relazione che presenta il consuntivo del 2003 e traccia le linee di lavoro per il 2004, soprattutto nell’anno che conclude il mandato quinquennale che ci è stato affidato, non può mancare un consuntivo sociale di quel che abbiamo realizzato e di quel che abbiamo rappresentato, dal punto di vista dei cittadini, negli ultimi cinque anni.
C’è oggi una universale considerazione per quel che siamo riusciti a diventare: soggetti che hanno contribuito fortemente allo sviluppo del Paese, con la creazione di un coordinamento istituzionale e sociale che ha corrisposto alle esigenze di crescita dei cittadini e delle imprese.
Abbiamo, cioè, costruito i sistemi locali, raccogliendo intorno alla nostra istituzione le capacità e le potenzialità di cui l’Italia dispone, trasformando le energie delle 100 province italiane in motore di sviluppo nazionale.
Il bilancio sociale di quel che abbiamo fatto, in questi anni, è in gran parte racchiuso nello studio che per noi ha realizzato l’Istituto del prof. Mannheimer su la “Percezione della Provincia da parte dei cittadini”.
La provincia è diventata, in questi anni, un fattore emotivo e sentimentale di prima grandezza per i cittadini italiani, quasi al pari dei comuni.
La stessa provincia è percepita, da 64 italiani su 100, come un’istituzione molto utile o abbastanza utile. Questa crescita d’apprezzamento si realizza nel contesto di un’evoluzione dell’opinione pubblica che guarda con sempre maggior rilievo critico al complesso delle istituzioni.
Tutto ciò si è reso possibile perché sempre più il cittadino lega l’idea dell’Ente-Provincia ai temi dello sviluppo, dell’innovazione, dei patti territoriali, dei contratti d’area, della tutela delle risorse, della valorizzazione ambientale, dei grandi eventi culturali, della creazione dei sistemi locali.
Ed è per questa ragione che, mentre avviamo l’approfondimento e l’approvazione del conto consuntivo del 2003 e del bilancio di previsione 2004, esprimo un vivissimo ringraziamento a ciascuno di voi per aver reso possibili, in un contesto istituzionale e finanziario difficile, risultati importanti di cui tutti insieme possiamo essere legittimamente orgogliosi.



Redattore: Redazione Upi
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