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Le Province e la Riforma. I Conflitti Aperti dal Decreto Monti e la Proposta dell’Upi

Presentati i ricorsi al Tar di 4 delle 8 Province che dovrebbero andare al voto in questa tornata elettiva di maggio. 

Istituzioni e Riforme    3/05/2012

Presentati quest’oggi i ricorsi al Tar di 4 delle 8 Province che dovrebbero andare al voto in questa tornata elettiva di maggio. Si tratta delle Province di Vicenza, Ancona, Como, La Spezia. Inoltre, è stata illustrata la proposta dell’Upi (Unione Province d’Italia) di autoriforma delle Province e dei risultati di un’analisi realizzata dalla CGIA di Mestre “L’impatto delle manovre economiche sui bilanci delle Province e conseguenze sullo sviluppo economico”.

Sono intervenuti il vicepresidente dell’UPI, Antonio Saitta, il presidente dell’UPI Veneto, Leonardo Muraro, il presidente della Provincia di Vicenza, Attilio Schneck, la presidente della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande Esposto, l’assessore provinciale alla Cultura di Como, Mario Colombo e il presidente della Provincia di La Spezia, Marino Fiasella. Inoltre, ha presenziato anche l’ex presidente della Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin.

A causa dei tagli ai bilanci e dei vincoli al patto di stabilità, le spese per investimenti delle Province sono diminuite del -47% dal 2008 al 2011 (oltre 2 miliardi e 200 milioni in meno). Nel 2011, per i vincoli del patto di stabilità, sono stati bloccati nelle casse delle Province 2,5 mld destinati alle imprese per lavori già eseguiti.

“Non sono sole le imprese a dovere avere soldi dallo Stato. Le Province sono creditrici per quasi 3 miliardi. Non vorremmo essere costretti a inviare anche noi un decreto ingiuntivo con la richiesta di pagamento immediato. Dai bilanci delle Province – ha spiegato Antonio Saitta – ci risulta che lo Stato ci deve, per mancati trasferimenti, 2 miliardi e 864 milioni di euro. Si tratta di vecchi trasferimenti erariali che spettavano alle Province e che non sono mai stati erogati, con cui noi abbiamo costruito i bilanci ma che, di fatto, sono rimasti fermi nelle casse dello Stato. Sono soldi che vogliamo usare per pagare le imprese e i fornitori, per sostenere l’economia locale, per fare ripartire gli investimenti. Se il Governo non provvede al pagamento – sottolinea Saitta – siamo pronti a mandare i decreti ingiuntivi. Non accettiamo di essere commissariati da chi non è stato eletto ma nominato. Si pensi, invece, a riformare le prefetture e i tanti uffici periferici dello Stato. Se una riforma è necessaria, e di certo lo è, non può interessare solo le Province: si parta dalle Province, ma in un processo che deve essere molto più lungo e interessare molti più enti”.

“La riunione di oggi è importante per ribadire il concetto di incostituzionalità della manovra Monti. Presenti sono le 4 Province che hanno deciso di portare avanti un ricorso come Ente contro la scelta statale del commissariamento – così il presidente dell’Upi Veneto, Leonardo Muraro – Inoltre, ribadisco: non sono questi i tempi per stravolgere l’architettura statale se non porta benefici economici determinanti ed evidenti. Gli sprechi, in questi giorni di triste cronaca politica, abbiamo visto che sono altrove. Si deve partire da lì per fare immediatamente cassa e non continuare nella via della scelta di pressione fiscale sulle famiglie. Non ha senso modificare l’assetto di un Ente che eroga servizi radicati sul territorio in questo momento di grande ansia e urgenza. Il giorno dopo questa tornata elettiva, gli imprenditori in credito con quelle Province non andate al voto a chi si rivolgeranno come referenti? Chi si occuperà di scuole, strade, ambiente? Ad oggi non si sa nulla!- infine chiude Muraro – In questi anni abbiamo avuto diversi esempi di una politica miope basata sull’esigenze dell’immediato e non su una visione programmatica del futuro. Dobbiamo cambiare indirizzo”.

“E’ un paradosso: ci chiedono di dare il nostro contributo al risanamento dei conti pubblici e nel contempo ci commissariano, bloccando ogni attività e ogni decisione. Eppure avevamo dimostrato con i numeri, non a parole, che il risanamento del debito pubblico è possibile, e noi ne siamo la prova: in 5 anni abbiamo più che dimezzato il debito della Provincia, passando da 222 a 104milioni di euro, abbiamo ridotto il personale del 20%, tagliate le spese e il prelievo fiscale – ha detto Attilio Schneck, presidente della Provincia di Vicenza –  Il tutto mantenendo servizi e opere, bloccati solo dai vincoli del patto di stabilità. Questo significa fare buona amministrazione e a questo devono essere chiamati tutti gli enti.”

“La terzietà nel governo del territorio è importante quanto la garanzia che le Province di una medesima Regione abbiano le stesse condizioni di gestione dell’area vasta per non creare disparità tra Provincia e Provincia”, questi gli argomenti della presidente dell’Upi Marche e della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande

“E’ disarmante vedere come lo Stato Centrale lasci nell’oblio totale interi territori, senza preoccuparsi di programmare prima di distruggere – ha detto Colombo – Io sono un tecnico prestato alla politica, vengo dal mondo dell’Università, e con questa manovra mi viene da chiedermi a cosa sia servito il mio mettermi a disposizione della Comunità in questi anni”.

“Dentro la gravità della crisi che stiamo attraversando, aumentano enormemente i bisogni delle comunità. A tale richiesta si prova ora a rispondere con una cura tecnica che non tiene conto delle specificità dei territori che dovrebbero essere invece protagonisti della ripresa del Paese – ha detto Fiasella – Le Province che hanno fatto ricorso al Tar chiedono che sia ripristinato il diritto al voto dei cittadini poiché la democrazia non è un lusso ma una valore prezioso che viene da lontano. Stiamo difendendo il diritto dei cittadini di scegliere chi li deve rappresentare: il voto è infatti l’elemento vitale della democrazia.”

 

Province: i conflitti istituzionali aperti con la legge SalvaItalia

Il Decreto Salva Italia e le Province

Il 4 dicembre il Governo Monti vara il Decreto Salva Italia, che, all’articolo 23 “Riduzione dei costi di funzionamento delle Autorità di Governo, del CNEL, delle Autorità indipendenti e delle Province”, introduce norme che svuotano le Province.

L’articolo stabilisce che le funzioni delle Province dovranno essere trasferite alle Regioni entro il 30 dicembre 2012, che dovranno poi provvedere a ripartirle con propria legge.

Si modifica il sistema elettorale delle Province, stabilendo che il Consiglio provinciale è composto da non più di dieci componenti eletti dagli organi elettivi dei Comuni ricadenti nel territorio della Provincia e il Presidente della Provincia è eletto dai Consiglieri comunali tra i Sindaci e i Consiglieri Comunali. A Marzo il Consiglio dei Ministri approva il disegno di legge che detta le nuove norme elettorali. Entro il 30 dicembre 2012, secondo il decreto Salva Italia, il Disegno di legge dovrà essere approvato definitivamente dal Parlamento e diventare legge dello Stato.

Gli organi attuali delle Province (Presidenti, Giunte e Consigli) restano in carica fino a scadenza naturale di mandato. Le Province il cui mandato scade prima dell’approvazione della legge (sono 6 nella tornata amministrativa di maggio: Vicenza, Como, La Spezia, Ancona più Belluno e Genova che sono già commissariate) vengono commissariate.

I conflitti istituzionali aperti.

  1. I ricorsi alla Corte Costituzionale

Contro l’articolo 23 del decreto Salva Italia fanno ricorso, per evidente vizio di incostituzionalità, 8 Regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise, Sardegna.

I ricorsi presentati alla Corte sottolineano che la norma è incostituzionale principalmente perché il testo degli artt. 5, 114 e 118 della Costituzione non consente al legislatore ordinario di modificare la natura degli enti costitutivi della Repubblica, quali enti del governo territoriale rappresentativi delle rispettive comunità e tra essi equiparati quanto a natura e struttura.

Il Governo Monti ha scelto di intervenire sulla Costituzione con norme ordinamentali che non possono essere inserite surrettiziamente in un decreto legge che ha l’obiettivo di salvaguardare le finanze pubbliche. Tanto più che non producono risparmi di spesa.

Dalle norme approvate, la Provincia esce completamente trasformata e diventa un ente di secondo grado adibito a funzioni di coordinamento delle attività proprie dei Comuni. Non esercita più l’attività di gestione amministrativa, né propriamente funzioni amministrative ai sensi dell’art. 118, comma 1 e 2, della Costituzione. La Provincia non è più ente esponenziale della popolazione provinciale: sia il Consiglio che il Presidente sono emanazione degli organi elettivi dei Comuni.

In particolare: il comma 14 viola l’art. 117, comma 2, lett. p) e l’art. 118, comma 2, della Costituzione, in quanto esclude che le Province abbiano funzioni fondamentali e funzioni proprie. Inoltre, affida alle Province funzioni di indirizzo e di coordinamento che possono essere giustificate solo da una sovra-ordinazione delle Province rispetto ai Comuni, non prevista dall’art. 114 della Costituzione e, a maggiori ragione, nel caso in cui le Province siano trasformate in enti di secondo grado.

Il comma 16 viola l’art. 1, l’art. 5 e l’art. 114 della Costituzione poiché lede l’autonomia delle Province che, nel diritto costituzionale italiano, sono qualificate come enti esponenziali di una comunità territoriale che si organizza democraticamente, secondo l’art. 1, con organi elettivi di diretta emanazione del corpo elettorale. In base al principio fondamentale dell’art. 5 della Costituzione “la Repubblica, una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, il legislatore non può quindi abolirle, limitarle, diminuirne l’autonomia politica o incidere sul carattere democratico dell’ente, che rappresenta uno dei requisiti essenziali dell’ordinamento repubblicano.

Il comma 17 viola lo stesso principio del punto precedente per illegittimità costituzionale derivata. I commi 16 e 17 configurano la Provincia come un ente di secondo grado. Prevedono che il consiglio sia estremamente limitato, 10 componenti per tutte le Province, grandi e piccole, che sia eletto dagli “organi elettivi dei Comuni” e che in seno a questo venga eletto il Presidente. Nessuna di queste disposizioni è compatibile con il carattere originario di ente territoriale rivestito dalla Provincia nel nostro ordinamento. Si tratta di un carattere che la Costituzione ha riconosciuto e, perciò, sul quale non ha il potere di incidere essa stessa.

Il comma 20, prevedendo il commissariamento delle Province che dovrebbero andare al voto nel 2012, incide non solo sull’autonomia delle Province garantita dalla Costituzione ma anche sui diritti dei cittadini ad eleggere democraticamente gli organi di governo delle Province. Questo comma viola gli articoli 1, 5 e 114 della Costituzione e allo stesso tempo i principi della Carta europea delle autonomie locali ratificata dal nostro Parlamento.

Infine, dalla relazione tecnica allegata al decreto, emerge chiaramente che queste disposizioni non vengono computate ai fini della riduzione della spesa e non portano alcun risparmio nel 2012, ma non prima del 2014, poiché rinviano a provvedimenti ulteriori.

La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi su questi 8 ricorsi.

  1. I ricorsi al TAR contro la mancata convocazione dei comizi elettorali nelle Province a scadenza di mandato.

Contro la mancata convocazione dei comizi elettorali della prossima tornata elettorale hanno presentato ricorso al TAR le Province di: Ancona, La Spezia, Vicenza e Como.

I testi dei ricorsi al Tar evidenziano come l’articolo 23, da cui discende il commissariamento, sia palesemente incostituzionale e quindi il decreto di indizione dei comizi elettorali è illegittimo, nella parte in cui ha omesso di prevedere l’elezione del Presidente della Provincia e dei Consigli Provinciali.

In particolare:

  1. la trasformazione delle Province in Enti di secondo grado, che priva le comunità provinciali di un punto di riferimento democratico che leghi l’esercizio delle funzioni e l’utilizzo delle risorse pubbliche ad una precisa responsabilità;
  1. lo svuotamento delle funzioni delle Province, in contrasto con l’articolo 118 della Costituzione, che rischia di aumentare le sovrapposizioni di competenze e la confusione istituzionale.

 



Redattore: Ufficio stampa UPI VENETO
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