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Ponti: dal MIT 1,15 miliardi alle Province

de Pascale “Pronti ad aprire cantieri in ogni Provincia: unico modo per scongiurare altri casi-Genova” 

In evidenza, Strade e Viabilità    25/03/2021

“Sono passati quattro anni dalla tragedia del Ponte Morandi, e all’indomani le Province hanno avviato da subito un monitoraggio sui 30.000 ponti in gestione. Ne risultò che per quasi 6.000 ponti servivano interventi urgenti di messa in sicurezza e che sul oltre 14.000 erano necessarie verifiche di sicurezza. Oggi, con questi nuovi fondi che ci assegna direttamente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato dal Ministro Giovannini, facciamo un importantissimo passo in avanti nella realizzazione di un vero e proprio Piano Nazionale di messa in sicurezza dei ponti e dei viadotti. Investire e farlo in fretta è l’unica azione concreta che si può fare per evitare nuovi casi-Genova.

 

Lo ha detto il Presidente dell’UPI Michele de Pascale intervenendo nella riunione della Conferenza Stato Città al Ministero dell’Interno, che oggi ha dato il via libera al decreto del Ministro delle Infrastrutture che assegna 1 miliardo 150 milioni in tre anni – 350 nel 2021, 450 nel 2022 e 350 nel 2023 – a Province e Città metropolitane per la messa in sicurezza, la ricostruzione e le verifiche di sicurezza degli oltre 30.000 ponti e viadotti gestiti.

 

“Non possiamo che ringraziare il Ministro Giovannini, e la ex Ministra de Micheli con cui avevamo iniziato la definizione di queste risorse, per avere accettato le nostre richieste – ha detto de Pascale – anche rispetto all’assegnazione diretta dei fondi, senza troppi inutili passaggi burocratici, per accelerare le procedure. Proprio i progetti sui ponti sono uno degli obiettivi di una sinergia strategica che abbiamo stretto con Cassa Depositi e Prestiti, che assisterà le strutture delle Province dalla progettazione all’appalto, con una diminuzione dei tempi stimata di almeno il 20%. Molto importante – ha poi concluso de Pascale – che tra i criteri per l’assegnazione dei fondi sia stato inserito il dissesto idrogeologico e il rischio frane e alluvioni. Lo stesso criterio che chiediamo si ripeta nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza, dove devono essere individuate risorse per la messa in sicurezza della rete viaria provinciale, oltre 100 mila chilometri di strade, proprio rispetto alla missione dedicata al contrasto del dissesto idrogeologico. La fragilità del territorio, infatti, ha ripercussioni pesantissime sulla viabilità, costringendo noi amministratori a chiudere ponti o vie, e quindi ad isolare intere comunità con danni economici e sociali, per frane e smottamenti”



Redattore: Barbara Perluigi
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