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Province Friuli Venezia Giulia: presentato studio CGIA Mestre

Con la riforma aumento del 15% della spesa del personale provinciale trasferito in Regione

Istituzioni e Riforme    17/10/2014

Aumento del 15% della spesa per il personale provinciale trasferito alla Regione per almeno 5 milioni di euro all’anno; una maggiore spesa di 95 milioni per la gestione degli oltre 2200 km della rete stradale provinciale; ripercussioni finanziarie e organizzative (ipotizzate anche dalla Corte dei Conti) nel lungo periodo di transizione (almeno 4 anni) che sarà gravoso per Enti e cittadini; perdita di efficienza del sistema con un fortissimo accentramento amministrativo in capo alla Regione; dispersione ed annullamento dell’identità. Sono i principali effetti della riforma del sistema Regione-Enti localiriassunti dalla Cgia di Mestre nello studio presentato oggi – mercoledì 15 ottobre – durante l’assemblea regionale dell’Unione Province del Fvg che si è svolta a Casiacco di Vito d’Asio. Occasione per tracciare un bilancio di fine mandato da parte del presidente Alessandro Ciriani al quale è subentrato, alla guida dell’Upi, il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini. Dopo i saluti del sindaco Pietro Gerometta, il presidente Ciriani ha richiamato la sentenza odierna del Tar, pronunciamento sofferto con una settimana di camera di consiglio, che deve “rappresentare un campanello d’allarme e indurre a riflettere e a dare risposte che finora non sono arrivate”. Entrando nel merito del ddlr, Ciriani ha esortato i consiglieri regionali a una valutazione critica del dispositivo che “cancella il lavoro svolto dalle Province con efficacia ed efficienza a favore delle comunità locali, un livello di governo attento a contemperare la spesa con le esigenze di tutte le realtà, fino alle più piccole e periferiche che saranno destinate a contare sempre meno, fino ad annullarsi, nelle future Unioni”. Uti con funzioni ben diverse dalla Federazione del Camposampierese presa a modello dalla Giunta regionale. “La Federazione gestisce il personale, la mensa delle scuole, la polizia municipale – ha evidenziato Ciriani – e la Provincia di Padova che continua ad esistere non ha trasferito alcuna funzione alla Federazione e tanto meno la Regione!”. Ciriani ha inoltre stigmatizzato l’accentramento di potere in capo alla Regione posto dal disegno, “processo che pregiudica l’autonomia dei territori rendendoli sudditi della macchina burocratica e di chi la governa con inevitabile allungamento dei tempi nelle risposte ai cittadini”. Ciriani si è quindi soffermato sulla futura geografia ordinamentale. “Dal 1 gennaio 2016, il ddlr genererà una situazione complicatissima con 4-5 livelli di governo (Comuni, Uti, Province – di primo e secondo grado – Regione, enti e organismi di secondo grado non sottoposti al riordino) destinata a durare – ben che vada per i processi di riforma del Titolo V della Carta Costituzionale e cancellazione delle Province dall’ordinamento della Repubblica – almeno 4 anni. Alla faccia della semplificazione”. Sconcertante ancora la mancanza, all’interno del ddlr, delle basi finanziarie sulle quali si regge la riforma. In perfetta sintonia con Ciriani, anche il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta che ha confermato il suo impegno per evitare che il ddlr di riordino passi. “La premessa era un riordino che doveva partire dalla Regione per poi aprire un dibattito sulla riforma degli altri enti locali. Questa era la filosofia. Se guardiamo al recente passato, la riforma Iacop era una buona riforma ma poi si è fermata nel trasferimento delle competenze al territorio, territorio che è la chiave per risolvere i problemi. La riforma Panontin invece si basa sul fatto che il territorio è il problema e quindi va svuotato per riportare le funzioni alla Regione mentre invece dovrebbe investire sul territorio, dare fiducia e responsabilità e non occuparsi delle bocciofile, materia dei Comuni. La base di partenza è la filosofia seguita per la riforma sanitaria”.

La presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat ha messo in luce la mancanza di confronto con la Regione sul contenuto del ddlr evidenziandone alcune evidenti lacune dal punto di vista tecnico/operativo. “Le strade provinciali, a esempio, non potranno essere trasferite tout court a Regione e Comuni – ha detto Bassa Poropat – perché ancorate al Codice della Strada. E ancora, come verranno suddivise le competenze in materia ambientale? Dietro al mero elenco delle funzioni descritte nei famosi allegati del ddlr, nulla si dice dei procedimenti. Dove sarà la terzietà del presidente/sindaco dell’Uti? Il personale dove andrà? Quali saranno i costi dell’operazione? Ad oggi nessuna simulazione è stata fatta. Eppure ci sono stati vari studi, a partire dall’indagine Bocconi che prefigurava un aumento della spesa pari al 10/15% con l’abolizione delle Province, i documenti e gli approfondimenti prodotti dall’Upi e un altolà da parte della Corte dei Conti. Una sola cosa è certa: dal 1 gennaio 2016 le Province verranno svuotate di competenze. Ma costituzionalmente non può accadere. Finché un ente esiste deve continuare a svolgere le funzioni proprie di quell’ente”. Relativamente all’impatto della riforma sull’area giuliana, Bassa Poropat si è detta preoccupata perché “rischiano di andare in fumo dieci anni di lavoro di interconnessione e interazione tra capoluogo e territorio”. La presidente della Provincia di Trieste ha, infine aggiunto: “Riteniamo che una riforma sia necessaria, i doppioni vanno eliminati, e per questo eravamo e siamo pronti al confronto che non è stato leale”.

A concludere i lavori il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini. “Questa riforma rappresenta un salto nel vuoto. Chiediamo alla Regione di procedere con calma. Di ascoltare il Cal, il cui ruolo di rappresentante degli enti locali nei confronti della Regione è previsto dalla Costituzione. Se il Cal chiede di modificare, va ascoltato. Ma Serracchiani vuole fare la prima della classe: dice da tempo di aver abolito le Province quando ancora manca la modifica dello Statuto. Il rapporto con i cittadini deve essere più serio e rispettoso. Mentre invece si propongono alchimie che mandano in fumo la nostra storia. Un vero e proprio pasticcio sostituire le attuali Province – enti di area vasta previste in tutti i grandi paesi europei – con 17 ‘miniProvince’. Un progetto che va contro la richiesta dei cittadini di contenere la spesa. Sono convinto che se questo ddlr passerà avremo cittadini e amministratori locali dalla nostra parte non per difendere privilegi ma per costruire economie di scala e per rendere più efficienti i servizi”. “Oggi – ha concluso Fontanini – è una bella giornata per noi con la sospensione, grazie alla sentenza del Tar, delle elezioni a Pordenone. Di fronte a questa ordinanza, la Regione anziché riconoscere, con umiltà, di aver sbagliato tira dritto e ricorre al Consiglio di Stato. Un’ulteriore prova di non volersi confrontare”.

 

Di seguito i punti salienti dello studio della Cgia di Mestre

Personale Il trasferimento di funzioni alla Regione (61) e alle Uti/Comuni (50) comporterà un trasferimento del personale delle Province. Per le funzioni indicate nel ddlr ed esclusi i servizi generali e di staff, si prevede che 681 dipendenti transitino in Regione, 192 ai Comuni/Uti e 38 rimangano negli enti di area vasta. Il ddlr prevede che il personale provinciale mantenga la medesima posizione giuridica ed economica. Improbabile che in uno stesso ente vi siano dipendenti con stesse mansioni e livelli contributi diversi. Si profila dunque un posizionamento verso l’alto della spesa per il personale con un possibile aumento del 15% pari ad almeno 5 milioni di euro all’anno. Nel 2012 globalmente la spesa per i dipendenti delle Province (1.259 unità) è stata pari a 58 milioni di euro; ammontava invece a 180 milioni per la Regione (2.680 dipendenti stabili) e 397 milioni per i Comuni (9.944). Mediamente il costo per un dipendente provinciale è stato pari a 45 mila 892 euro, ben più basso di quello medio regionale (65 mila 164 euro). 

Viabilità Entro il 31 luglio 2015 la giunta regionale dovrà individuare tra le strade provinciali (oltre 2 mila 200 km) quelle di interesse regionale e quelle di interesse locale. Attualmente Fvg Strade gestisce 968 km con un costo unitario di 59 mila 488 euro. La rete provinciale ha invece un costo medio unitario di 16 mila 279 euro a km. Alla luce di questi dati, una crescita dei costi di gestione per la viabilità è concreta. Tanto che ipotizzando un trasferimento del patrimonio viario delle Province a Fvg Strade la maggiore spesa è di 95 milioni di euro. 

Istruzione Le Province hanno importanti competenze in quest’ambito dagli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione sugli edifici scolastici alla gestione del diritto allo studio. Sono 155 gli istituti superiori in gestione, una partita di circa 52 milioni di euro. Distribuire la competenza al territorio comporterà un quadro estremamente eterogeneo con Uti chiamate a gestire più istituti e altri privi di questa competenza. Il risultato sarà: una moltiplicazione dei centri di costo.

Motorizzazione civile La delega era stata affidata dalla Regione alle Province (lr 23/2007). Ora si prevede un dietrofront con un accentramento in capo alla Regione. Ecco il significato della manovra: 6 milioni 114 mila euro di spese per il personale tra tutte le quattro Province e costi di gestione pari a 1 milione 405 mila euro per un totale di 7 milioni 519 mila euro.

Lavoro Il 19% dei nuovi assunti ha usufruito dei servizi per l’impiego degli enti di area vasta che in questi anni hanno sviluppato nuove politiche occupazionali mettendo in rete vari interlocutori del territorio. Il costo per tali servizi è di 38 milioni di euro. Una struttura capillare e decentrata vicina, vicina agli utenti, sarà assorbita da una struttura centralizzata quale si prospetta l’agenzia regionale per l’impiego, con inevitabile dispersione del patrimonio.

Le spese della macchina amministrativa L’incidenza è pari a 50 milioni 806 mila euro che rapportati alla spesa corrente totale (quasi 309 milioni) presenta un coefficiente di efficienza pari al 16,5%. L’indicatore colloca le nostre Province in una posizione migliore nel confronto con le altre realtà italiane (27%) e dei Comuni (Fvg 28,3%, Italia 29,1%).  

Dimensioni ed efficienza Realtà piccole non riescono a sostenere economie di scala utili all’efficiente produzione ed erogazione di beni e servizi. Una dimensione più grande può comportare maggiori costi a causa della complessità delle funzioni svolte o dell’unicità di alcuni servizi che si trovano solo nelle aree più grandi. Il ddlr assegna 50 funzioni alle Uti con il rischio che per alcune di queste il livello dimensionale non sia adeguato e dando così luogo a costi aggiuntivi.

 

Sono intervenuti all’assemblea il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, il presidente della V commissione Vincenzo Martines, i consiglieri regionali Elio De Anna, Riccardo Riccardi, Ridolfo Ziberna, Enio Agnola, il vice presidente dell’Anci Renzo Francesconi, nonché una nutrita rappresentanza di assessori, consiglieri provinciali e amministratori locali.



Redattore: Ufficio stampa UPI FVG
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