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Riforme Pa, Saitta al Ministro D’Alia

“A crescere è stata la spesa centrale e regionale. Province e Comuni virtuosi. Eppure accanimento contro enti locali”

Istituzioni e Riforme    28/05/2013

“Ha ragione il Ministro D’Alia quando dice che in questi 10 anni l’attuazione del Titolo V non ha portato risparmi ma aumento della spesa pubblica. Ma andrebbe sottolineato che a crescere è stata la spesa centrale e quella delle Regioni, che è esplosa. Province e Comuni hanno subito tagli pesantissimi e sono stati chiamati ad arginare l’esplosione della spesa centrale e regionale e il decentramento delle funzioni a livello degli enti locali ha funzionato eccome. Ma i Governi e i partiti si accaniscono contro le Province, che funzionano,  e non osano riformare le Regioni e gli uffici dello Stato, che hanno spese fuori controllo ”.

Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando le dichiarazioni del Ministro della Pubblica Amministrazione Gianpiero D’Alia che ha parlato di fallimento del federalismo e di nuova burocrazia.

“Dal 2001 ad oggi – sottolinea Saitta – la spesa delle Regioni è cresciuta di oltre 40 miliardi e quella dello Stato centrale è cresciuta di oltre 100 miliardi: è evidente che qualcosa non ha funzionato. Nel frattempo i bilanci di Province e Comuni sono stati falcidiati di finanziaria in finanziaria, e solo dal 2011 ad oggi alle Province sono stati tagliati il 25% delle risorse destinati a garantire servizi essenziali. Nel frattempo abbiamo assistito all’esplosione della nascita degli enti e delle Agenzie regionali, che esercitano funzioni tipiche degli enti locali e ci costano oltre 2,5 miliardi di euro solo in consigli di amministrazione. Le disfunzioni del titolo V sono queste: uno Stato che ha costellato i territori di centinaia di uffici periferici, dispersi in decine di sedi, dove la burocrazia si moltiplica, e Regioni che invece di occuparsi esclusivamente di legiferare, come dovrebbero per Costituzione, hanno deciso di amministrare attraverso miriadi di società partecipate ed enti strumentali. Ma siccome l’intenzione non è quella di riformare davvero il Paese dando un assetto istituzionale moderno e pari a quello degli altri partners europei anche all’Italia, ma di tacitare l’opinione pubblica, si continua a fare passare l’abolizione delle Province, che rappresentano l’1,3% della spesa pubblica, come la soluzione di tutti i mali. Le Regioni, che invece sono il 20% della spesa,  non si toccano; non si definiscono una volta per tutte  le competenze di ciascuna istituzione;  lo Stato non dimagrisce. L’abolizione delle Province sarà uno slogan facile da dare in pasto ai cittadini – conclude Saitta –  poi però qualcuno dovrà spiegare come mai il giorno dopo la spesa pubblica del Paese non solo non diminuirà, ma aumenterà”. 



Redattore: Redazione Upi
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