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Saitta “Il DDL Delrio è la resa della politica alla burocrazia”

"Avvieremo indagine per quantificare i danni subiti dai cittaidni con le riforme bocciate fino ad ora".

Istituzioni e Riforme    26/07/2013

“Questo Disegno di Legge è la resa evidente della politica ai grandi burocrati dello Stato. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il Governo Letta decide di riscrivere le norme bocciate dalla Consulta del salvaitalia e della spending review, semplicemente cambiando il dispositivo normativo”. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, aprendo la conferenza stampa a commento dei provvediemtni del Governo contro le Province. “Abbiamo deciso che avvieremoo una indagine per quantificare i danni causati dalle norme contro le Province. A causa di quelle norme siamo da un anno alle prese con un caos istituzionale che ha portato gravi danni ai servizi ai cittadini che, in attesa che i Governi assumano responsabilità su vere riforme delle istituzioni, si sono visti tagliati le risorse destinate alla scuola, alle strade, alla formazione professionale, alla difesa del suolo, alla gestione delle politiche del lavoro”.

“Monti prima, e Letta oggi in perfetta continuità – ha aggiunto Saitta – continuano nell’opera di delegittimazione delle istituzioni locali. Spacciano per tagli ai costi della politica  riforme che non hanno, per stessa ammissione del Governo come si evince dalla relazione tecnica, alcun impatto di riduzione di spesa. Anzi la spesa si moltiplica e aumentano i disservizi”.

Saitta ha poi evidenziato tutti i nodi e le criticità del Decreto. “Manca un quadro di riferimento certo – ha detto –  il ddl di Delrio interviene  come se ci fosse già stata una riforma costituzionale. La Costituzione vigente, invece, assicura alle Province funzioni e elezioni democratiche. E’ una riforma su una eventuale futura riforma costituzionale, ma non è in nulla collegato allo stato attuale della Repubblica italiana. Lo svuotamento delle funzioni è folle: si spostano sui Comuni, che non hanno strutture tecniche per gestirle, funzioni di area vasta di importanza cruciale, come la gestione degli oltre 5000 edifici scolastici. La scuola dovrebbe essere considerata una priorità e dovrebbe essere assicurato a tutti la garanzia di avere edifici sicuri. Invece, con questa frammentazione delle scuole tra i comuni, si aggravano le già enormi difficoltà ad avere risorse. I Comuni in dissesto come potranno assicurare manutenzione e sicurezza?  Rimane totalmente poco chiara la questione dei dipendenti delle Province, che a seguito dello svuotamento delle funzioni dovranno essere trasferiti ai Comuni singoli o associati con tutti i rischi di mobilità che tale processo comporta”. Il sistema elettivo di secondo grado – ha aggiunto – esclude completamente la rappresentanza di tutta la comunita’  territoriale e senza il rispetto dell’equilibrio politico delle diverse forze nei consigli provinciali. .  A decidere sulle province saranno ormai solo i grandi comuni. I piccoli non avranno alcuna possibilità di essere rappresentati e di vedere considerate le loro esigenze”.

Per quanto riguarda le norme sulle Città Metropolitane, Saitta ha sottolineato come nel testo ” si definisce addirittura un doppio modello: uno per Roma, che consente ai Comuni di entrare, uno per il resto delle aree metropolitane dove invece la concessione ai comuni è ad uscire senza tener conto di quanto affermato dalla Corte Costituzionale relativamente alla necessità di rispettare le procedure dell’art. 133 della Costituzione . Ci sarà un caos totale. Il meccanismo di uscita porterà alla proliferazione degli enti. Invece di ridurre gli enti, se ne creeranno di nuovi. Tante nuove Province di secondo livello. Non c’è nessun limite territoriale. Non si può stabilire per legge, in capo al Sindaco del Comune metropolitano, una diversa legittimazione democratica da chi è stato eletto da un diverso corpo elettorale”
“Il Governo – aggiunge Saitta – ignora completamente la riduzione degli uffici periferici dello Stato. Addirittura, proprio per chiarire la totale resa alle alte burocrazie dello Stato, si mette nero su bianco che niente verrà fatto per razionalizzare la maglia degli uffici periferici. Secondo un nostro studio, dall’accorpamento e dalla riduzione delle sedi dello stato sui territori si avrebbe un risparmio di 2,5 miliardi. Evidentemente non è la riduzione della spesa pubblica alla base di questo provvedimento”.
“Resta aperto il gravissimo vuoto aperto dai commissariamenti illegittimi delle Province a seguito del decreto Monti. A seguito della pubblicazione della sentenza della Corte sulla gazzetta ufficiale, questi Commissari non avranno più legittimità per produrre alcun atto, nemmeno la firma degli stipendi. Il Governo nel testo fa finta di nulla e addirittura assegna ad organismi illegittimi il compito di convocare l’assemblea per le future elezioni di secondo livello”.

 

 

 

      Non comprendiamo assolutamente questa furia legislativa del Governo contro le Province ma siamo sicuri che il Parlamento, nella sua sovranità, riuscirà ad affrontare con il giusto equilibrio le grandi questioni che il provvedimento pone sia sul terreno della funzionalità e dell’efficienza della PA nonché sugli effetti di carattere economico-finanziario che esso determina.



Redattore: Redazione Upi
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