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Sì alla Camera delle Autonomie

Sì alla Camera delle Autonomie

News    22/01/2004

Il modello di Senato federale tedesco, il Bundesrat, non può essere applicato alla Costituzione italiana, perché, con la riforma del Titolo V, Regioni, Province e Comuni hanno assunto ruoli e funzioni che nulla hanno a che fare con i Lander cui i governatori si ostinano a volersi paragonare.


Il Senato federale italiano deve essere una ‘Camera delle Autonomie’, di tutte le Autonomie, che, per definirsi davvero tale, non può che prevedere la partecipazione di tutti i livelli di governo locale: Regioni, Province e Comuni.


Per questo siamo nettamente contrari a qualunque proposta che intenda risolvere il nodo del federalismo italiano, concedendo esclusivamente ai Presidenti di Regioni la rappresentanza diretta nella seconda Camera”.

Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Lorenzo Ria, commentando la proposta che prevede l’ingresso nel Senato federale, dei Governatori regionali accanto ai senatori eletti a suffragio universale.

“Non è questa la strada da percorrere, né si può pensare di riproporre un progetto che esclude la gran parte dei rappresentati del territorio. Non è un caso se nella ‘bicameralina’ – ha ricordato Ria –  era stato prevista l’integrazione dei rappresentanti di tutti gli enti locali. Quello è il progetto da seguire, è da lì che bisogna ripartire per definire il nuovo Senato federale, che, per essere davvero la Camera delle autonomie, deve prevedere al suo interno la presenza, in maniera paritaria,  dei rappresentanti di Regioni, Province e Comuni”.

Ria ha poi ricordato la proposta di Senato Federale misto presentata dall’Upi al Governo e al Parlamento: una Camera in cui, accanto ai cento senatori eletti a suffragio universale, ne siano previsti altri cento, rappresentanti dei governi locali, secondo un rapporto paritario sia rispetto alla componente eletta a suffragio universale, che tra Regioni, Province e Comuni.

 



Redattore: Barbara Perluigi
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